La gestione responsabile del bene terra, come risorsa non rinnovabile fondamentale per la sopravvivenza degli esseri umani, è stato al centro della presentazione a Bookcity del volume scritto da tre autorevoli studiosi dell’Accademia dei Georgofili: “Fondazione Patrimonio Ca’ Granda. Uno studio storico, giuridico, economico della valorizzazione del suo patrimonio” che illustra in modo scientifico la gestione virtuosa del patrimonio agroambientale più grande d’Italia, affidato alla Fondazione Patrimonio Ca’ Granda dal Policlinico di Milano.
Durante l’incontro, moderato da Simone Molteni, Direttore Scientifico di LifeGate, è emerso come la Fondazione Patrimonio Ca’ Granda, fedele al suo motto “Abbiate cura di ciò che vi è stato donato“, abbia finora dimostrato nei fatti come la valorizzazione del patrimonio pubblico donato nei secoli alla Ca’ Granda sia un modello di gestione win-win con esternalità positive per persone e ambiente.
Nella sua presentazione il prof. Nicola Lucifero, docente dell’Università di Firenze e curatore della parte giuridica del volume, ha evidenziato come la Fondazione metta in pratica sugli 8.500 ettari di terreni gestiti i dettami della Costituzione, l’unica al mondo che vincola la proprietà terriera a un uso sostenibile della terra a beneficio delle generazioni presenti e future.
Un esempio unico nel suo genere in grado di delineare nuove best practice di valorizzazione dei terreni agricoli per tutti gli enti pubblici, grazie a innovazioni intelligenti e collaborazioni istituzionali.
Francesco Paolo Tronca, già Prefetto di Milano e attuale Commissario straordinario del Pio Albergo Trivulzio, ha sottolineato come questa attività non solo preservi il patrimonio, ma generi benefici tangibili per l’intera comunità.
Il case study della Fondazione Patrimonio Ca’ Granda potrebbe essere quindi un modello applicabile a più enti proprietari di vasti patrimoni agricoli.
Il direttore della Coldiretti di Milano, Lodi, Monza e Brianza, Umberto Bertolasi, ha sottolineato l’importanza dell’Accordo Collettivo raggiunto dalle organizzazioni professionali con la Fondazione, che garantisce attraverso la continuità contrattuale una maggiore sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Grazie a un maggiore coinvolgimento gli agricoltori possono così diventare i veri custodi del patrimonio, grazie anche all’applicazione di nuove pratiche agricole.
Proprio sul fronte dell’innovazione Claudia Sorlini, vicepresidente di Fondazione Cariplo, ha messo in luce l’importanza dei corsi dell’Accademia Ca’ Granda organizzati dalla Fondazione Patrimonio per il terzo anno consecutivo: un progetto che rende accessibili a tutti gli agricoltori lombardi nuove strategie sostenibili, oggi sempre più necessarie in uno scenario di continuo cambiamento.
Alla base del modello di valorizzazione del più grande patrimonio agroambientale d’Italia ci sono la condivisione e la restituzione. Proprio per restituire alla natura quello che le è stato tolto, ha spiegato il direttore generale della Fondazione Patrimonio Ca’ Granda, Achille Lanzarini, sono stati avviati i progetti di creazione e rinaturalizzazione di habitat e corridoi ecologici per dare una nuova casa ad animali e piante.
Ma questo patrimonio è anche un bene condiviso: la sua bellezza può essere toccata con mano grazie agli eventi all’aria aperta dell’Oasi Ca’ Granda che coinvolgono ogni anno migliaia di persone, rendendole partecipi di una storia di generosità che continua ancora oggi.
Per il prossimo futuro la natura entrerà addirittura in città, con un importante progetto che sarà inaugurato nella primavera del 2024: l’Oasi Ca’ Granda Milano, una vera e propria oasi con animali e piante a 5 km da piazza del Duomo. Una vasta area ricca di biodiversità che porterà nuovo benessere per tutti i cittadini, garantendo importanti servizi ecosistemici e promuovendo il contatto con la natura e uno stile di vita sano.
Tante iniziative in cui attività agricola, tutela dell’ambiente e promozione sociale sono perfettamente bilanciate, portando esternalità positive in tutti questi tre ambiti. Una gestione responsabile di un patrimonio pubblico che dimostra ancora una volta come la cura della terra vada di pari passo con il benessere della comunità.