Per la Giornata Nazionale degli Ospedali Storici, domenica 13 ottobre 2024, non perdere l’occasione di visitare l’Archivio Storico […]
Fallavecchia è un borgo incantevole in cui il tempo sembra essersi fermato.
L’antico abitato con la sua chiesa di San Giorgio, ha origini che risalgono al periodo longobardo, come suggerisce il nome Fallavecchia, che deriva da fara vetula.
Le fare erano aggregazioni di famiglie longobarde dello stesso clan gentilizio che, mettendosi insieme, costituivano non solo dei centri rurali, ma anche dei contingenti militari di occupazione di territori.
Nel 1143 l’Abbazia di Morimondo entrò in possesso di Fallavecchia insieme ai terreni circostanti, diventando così una delle più importanti grange monastiche in Lombardia.
All’interno della Chiesa di San Giorgio si trova un’antica Madonna con Bambino che, nel 1512 e nel 1514, fu vista piangere lacrime di sangue.
La devozione crebbe così tanto che i fedeli riuscirono a raccogliere circa 5000 scudi per poter riedificare la chiesa.
Nel 1561, durante il periodo di crisi degli ordini monastici, Fallavecchia con tutti gli altri terreni dell’Abbazia, furono donati da Papa Pio IV all’Ospedale Maggiore di Milano (l’attuale Policlinico, chiamato affettuosamente la “Ca’ Granda”, la “grande casa” dei milanesi).
Fino al 1871 il piccolo borgo di Fallavecchia faceva comune e contava più di 500 anime.
I contadini conducevano una vita di duro lavoro che, insieme ad una alimentazione scarsa, portava alla “pellagra”, il cosiddetto “male della miseria”. Inoltre le abitazioni dei contadini erano non solo anguste, ma anche malsane.
Di notevole importanza fu quindi la decisione della Ca’ Granda, nella seconda metà degli anni ’30 del Novecento, di risanare le case rurali, dando avvio ad una campagna di demolizioni di interi gruppi di case coloniche per riedificarne delle nuove.
Dopo aver fornito alle famiglie un alloggio consono, la Ca’ Granda fece costruire nel borgo le strutture educative necessarie ai propri affittuari: asilo e scuola elementare, con annessi alloggi per le insegnanti.
Oggi sono rimaste pienamente attive due cascine, dove si allevano mucche – visibili nelle stalle prospicenti la grande corte centrale – e si coltivano cerali e ortaggi, acquistabili nello spaccio della famiglia Puliti.