Tra cielo e terra, passeggiate nell’Oasi Ca’ Granda

Prosegue la stagione primaverile dell’Oasi Ca’ Granda, con tante attività all’aria aperta, nelle antiche terre donate fin dal 1456 alla Ca’ Granda, come veniva affettuosamente chiamato il Policlinico di Milano, oggi valorizzate dalla Fondazione Patrimonio Ca’ Granda: un vasto territorio da scoprire nei suoi aspetti storici, naturalistici ed enogastronomici.

Il primo fine settimana di maggio è dedicato all’Incanto della Luna Piena e alla ricchezza di Storia e Biodiversità. Una passeggiata pomeridiana e due serate-evento per
ammirare gli affascinanti scenari rurali dell’Oasi Ca’ Granda, sotto il sole primaverile o rischiarati dalla luce lunare.

Attraverso boschi, campi, corsi d’acqua, cascine, chiese e antiche abbazie, scoprire la ricchezza del patrimonio naturale e culturale a sud di Milano, sui terreni donati da tanti benefattori nel corso dei secoli all’antico Ospedale Maggiore del capoluogo lombardo diventa un’esperienza imperdibile.

Eventi del primo weekend di maggio nell’Oasi Ca’ Granda

Venerdì 5 maggio 2023 – Voglio la Luna – Cascina Roveda di Bereguardo (PV) alle ore 19:30 organizza una cena all’aperto a base di prodotti del territorio personalizzando l’intero menù dagli
antipasti al dolce, il tutto accompagnato con vino locale. Alle ore 20:35 seguirà un’escursione crepuscolare guidata da Marina Luciani di “Avventura sulle Gambe”. Il percorso ad anello sarà
un’occasione unica per ammirare la luce lunare riflessa dalle acque del fiume Ticino, scoprendo profumi, suoni e atmosfere della campagna di notte.

Sabato 6 maggio 2023 – Sabato nel Villaggio – Alle ore 15:00 le guide di “Four Season Natura e Cultura” accompagneranno i partecipanti in un trekking attorno alla suggestiva Abbazia di
Morimondo (MI). In un luogo dove la convivenza tra uomo e natura si fonde con la storia del territorio, gli operatori tratteranno temi di grande attualità quali la salvaguardia degli agroecosistemi.

Attraverso campi agricoli, strade bianche, all’ombra di antiche cascine e lungo fontanili o corsi d’acqua, ci sarà la possibilità di approfondire la varietà di habitat che caratterizza la sponda del fiume Ticino, oltre ad ammirare l’incredibile ricchezza di specie animali e vegetali che popolano questi luoghi.

Sabato 6 maggio 2023 – Sotto la Luna nelle terre dell’Abbazia – Alle ore 20:30 lungo il fiume Ticino, nei territori di Sesto Calende (VA), Cristiano Nericcio e Valentina Anello di
Avventura sulle Gambe” condurranno una suggestiva escursione lungo il Fiume Azzurro, alla scoperta del bosco di notte rischiarato soltanto dalla luce lunare. Un itinerario non soltanto ricco di natura ma anche di storia, che toccherà diverse tappe, tra cui l’Abbazia di San Donato risalente al 1534, l’Oratorio dei Magi adibito a lazzaretto durante la peste di manzoniana memoria, e il Sass della Preja Buia l’antico masso erratico, monumento naturale di Regione Lombardia, utilizzato come luogo di culto dai pagani fin dall’Età del Bronzo.

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Credit foto: Cristina Rozzoni

Cos’è l’Oasi Ca’ Granda

Con l’Oasi Ca’ Granda – la prima e più grande oasi rurale d’Italia – Fondazione Patrimonio Ca’ Granda valorizza questo immenso tesoro naturale, donato da tanti benefattori in 6 secoli di storia
alla “Ca’ Granda” – la “grande casa” dei milanesi – come veniva anticamente chiamato l’Ospedale Maggiore della città, l’attuale Policlinico, fondato nel 1456 dal duca Francesco Sforza. Grazie a un ricco calendario settimanale di eventi per grandi e piccoli, percorsi a piedi e in bicicletta, spesa a km0, laboratori per bambini, soste golose in agriturismi e trattorie per gustare i sapori tradizionali della cucina lombarda, tutti potranno scoprire e amare questa natura ancora poco conosciuta alle porte di Milano, ricca di biodiversità e cultura.

L’Oasi Ca’ Granda è sempre aperta e senza barriere all’ingresso!

Andando sul sito della Fondazione chiunque può vivere l’oasi in autonomia, programmando percorsi, attività, tappe golose nelle cascine, oppure partecipando a singoli eventi proposti ogni
weekend.

Luoghi meravigliosi e fuori dal tempo, autentica oasi di pace e bellezza, da godersi da soli, in compagnia o in famiglia, fuggendo dal caos della città.

Il progetto Oasi Ca’ Granda è senza fine di lucro, realizzato dalla Fondazione Patrimonio Ca’ Granda per far vivere e conoscere a tutti la bellezza del patrimonio affidatole: preziosa testimonianza della secolare storia di carità della Ca’ Granda e dei suoi benefattori.

Per scoprire tutti gli itinerari dell’Oasi Ca’ Granda clicca qui.

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Accademia Ca’ Granda, insieme agli agricoltori per la sostenibilità

Grande successo per la seconda edizione dell’Accademia Ca’ Granda, l’iniziativa della Fondazione Patrimonio Ca’ Granda per l’alta formazione degli imprenditori agricoli che ha raggiunto un traguardo molto importante sia in termini di ricchezza dell’offerta formativa che di partecipazione delle aziende agricole.

Con l’edizione dell’anno accademico 2022-2023, la proposta si è ulteriormente consolidata e rafforzata: al percorso formativo sull’allevamento dei bovini da latte si è affiancato quello sulla risicoltura, con appuntamenti che hanno toccato temi legati all’innovazione e alla maggiore sostenibilità economica e ambientale di queste attività produttive così importanti per il territorio lombardo.

Nel corso degli 11 incontri tematici che si sono svolti a partire dall’autunno 2022 fino a marzo 2023, si sono alternati 25 docenti, con oltre 70 partecipanti tra allevatori e risicoltori che hanno seguito 37 ore di formazione tra l’aula e il campo.

La scelta è stata quella di costruire una proposta che fosse legata all’attualità, ma anche in grado di trattare i tanti temi, sfidanti, del prossimo futuro, che fornisse conoscenze, ma anche strumenti concreti e operativi che gli imprenditori agricoli potessero portare nella gestione quotidiana della loro azienda.

Con il contributo di docenti universitari, tecnici esperti e imprenditori sono state affrontate questioni chiave come:

  • la minor disponibilità della risorsa idrica;
  • la riduzione dell’uso dei fertilizzanti;
  • l’alimentazione di qualità per gli animali;
  • i trend del mercato con cui ci si confronta;
  • la sostenibilità economica delle aziende.

Il progetto IRRIGATE con sensori e pannelli solari per un’irrigazione intelligente

Accademia Ca’ Granda, un approccio utile e concreto

L’Accademia Ca’ Granda non intende proporre soluzioni semplici a problemi che sono sempre più complessi né “ricette” generiche valide per tutte le situazioni.

L’approccio è invece quello di condividere conoscenze di qualità e all’avanguardia, buone pratiche e innovazioni che supportino il settore agricolo nelle scelte di oggi e di domani.

L’occasione di arricchimento è preziosa per tutti, docenti e partecipanti, perché lo scambio tra chi fa ricerca, chi opera in campo e chi nel mercato e nella filiera è sempre fruttuoso.

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Per conoscere le date, gli argomenti e ricevere informazioni sulla prossima edizione dell’Accademia Ca’ Granda in partenza a ottobre 2023 clicca qui.

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L’Oasi Ca’ Granda ti aspetta

L’Oasi Ca’ Granda è la prima (e più estesa) oasi agroambientale d’Italia con una storia di generosità unica: quella delle antiche terre donate da tanti benefattori fin dal 1456 all’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, oggi animate da tanti eventi ed esperienze da vivere.

In primavera si riparte con un ricco calendario di appuntamenti di attività in natura e in campagna per tutte le età.

Laboratori per i bambini nelle fattorie didattiche, escursioni a piedi e in bici nei parchi, birdwatching e butterfly watching, laboratori di ceramica in cascina, giri in mongolfiera e ancora serate col naso all’insù per osservare le stelle o a caccia di lucciole nelle notti d’estate.

Sono luoghi vicini, ma con paesaggi sorprendenti, biodiversità, arte e storia ed offrono occasioni di scoperta sempre nuove, di divertimento e conoscenza della ricchezza del nostro territorio.

Ecco alcuni degli appuntamenti di aprile da segnare subito in calendario.

Le fioriture nel frutteto sono uno spettacolo da non perdere! Domenica 7 aprile un picnic unico sotto i ciliegi in fiore della Cascina Caiella (Casorate Primo, PV) e per gli amanti delle due ruote un’escursione guidata lungo il Naviglio di Bereguardo.

Sempre il 7 aprile è tempo di uccelli migratori e il momento perfetto per il birdwatching al tramontoa Morimondo (MI). Basta un binocolo per ammirare voli ed evoluzioni in attesa dello scatto perfetto e dell’aperitivo, preparato in casa dalla Cascina Lasso.

Apprendisti contadini e buongustai in campo alla Cascina Selva il 14 aprile per la festa della mungitura (Ozzero, MI). Una giornata in cascina dedicata alla “filiera cortissima” del formaggio, con visite guidate, laboratori per i bambini, prove di mungitura e, naturalmente, degustazione del prodotto finale!

Cultura all’ora dell’aperitivo! Se non l’avete mai provata il 20 aprile c’è la visita nell’arte e nella storia dell’Abbazia di Mirasole (Opera, MI) con un aperitivo finale nella cornice del suo suggestivo giardino interno.

Il 21 aprile per bambini e famiglie si anima il paese della fantasia. A Fallavecchia (Morimondo, MI) spazio alla creatività con installazioni e racconti per un viaggio sensoriale alla scoperta dei 4 elementi naturali: aria, terra, acqua e fuoco.

Il 28 aprile si viaggia invece sulle ali delle farfalle con il butterfly watching (Morimondo, MI). Un percorso tra i piccoli e preziosi habitat della campagna, tra il volo vivace e gli incredibili colori di tantissime specie di farfalle.

Vi aspettiamo nell’Oasi Ca’ Granda perché vivere l’esperienza conta molto di più!

Calendario aggiornato degli eventi al link: fondazionepatrimoniocagranda.it/oasi-ca-granda/eventi

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Credit foto copertina: Parco Lombardo della Valle del Ticino

Alla ricerca di biodiversità sui terreni della Ca’ Granda

La Rete Ecologica Ca’ Granda ha portato in un vasto territorio che va dal Ticino all’Adda, nuovi habitat naturali (aree umide, siepi e prati). Oggi, dopo lunghi mesi di lavori, si possono vedere i risultati di questo grande progetto realizzato da Fondazione Patrimonio Ca’ Granda insieme a tanti partner.

Il Canale Lisone a Opera con le nuove anse e le frog pools – Foto di Chiara Pisoni

Nel 2023 è arrivato il momento di raccogliere i frutti di questo lavoro e vedere i risultati dei vari interventi a sostegno dell’ambiente.

 

 

Fondazione Lombardia per l’Ambiente ha infatti svolto i monitoraggi faunistici in tutti gli ambienti che sono stati rinaturalizzati o addirittura creati ex novo allo scopo di renderli ospitali per la biodiversità e migliorare i servizi ecosistemici che la natura fornisce all’uomo.

Si tratta di una attività molto attesa da tutti coloro che sono stati impegnati nel realizzare il progetto perché prova che si è intrapresa la strada giusta: certo, la vegetazione crescerà con gli anni, gli animali saranno man mano più numerosi, gli habitat si arricchiranno nel tempo, ma già oggi possiamo verificare che l’intervento di creare nuova natura a sud di Milano sta funzionando.

Libellula nel Parco Regionale dell’Adda Sud – Foto di Marco Polonioli

Perché andare “a caccia” di biodiversità?

Gli animali sono indicatori della qualità dell’ambiente: meno specie ci sono (e più generaliste sono), più l’ambiente è degradato; più specie ci sono, più l’ambiente è di buona qualità e in grado di ospitare anche specie ecologicamente esigenti.

Osservare quante e quali specie abbiano iniziato a frequentare gli habitat riqualificati della Rete Ecologica Ca’ Granda fa quindi capire il successo di quanto fatto.

Gaia, naturalista, presso il Lago di Basiglio – Foto di Sandra Perilli

Il monitoraggio faunistico sul campo, il lavoro dei naturalisti

Gaia, Luca, Fabio e Milo sono naturalisti e conoscono a fondo il territorio tra il Ticino e l’Adda e le tantissime specie che ospita.

Armati di binocoli, retini, taccuini e macchine fotografiche lo hanno esplorato più volte per registrare quale fosse la fauna presente prima degli interventi, durante i lavori e dopo il completamento.

Sveglia all’alba, pronti a sopportare il freddo e il caldo, con grande curiosità e pazienza, i naturalisti hanno trascorso giornate intere sul campo per osservare e registrare tutte le specie incontrate, da quelle più comuni a quelle più rare e protette, contando ogni singolo individuo.

Luca, naturalista, in campo nei poderi della Ca’ Granda – Foto di Sandra Perilli

L’osservazione degli studiosi si è concentrata su uccelli, anfibi, farfalle e libellule. Tutti i dati che sono stati raccolti sono preziosissimi per valutare l’efficacia dei tanti interventi di miglioramento ambientale messi in campo con il progetto REC.

Alcuni risultati del monitoraggio

I primi risultati dei monitoraggi ci dicono, ad esempio, che rane verdi e raganelle hanno già utilizzato le frog pull realizzate lungo il canale Lisone per riprodursi e che il Lambro Meridionale è diventato un luogo di corteggiamento per il Cavaliere d’Italia.

Anche l’allagamento precoce delle risaie e il mantenimento della vegetazione erbacea nei pressi di rogge e canali irrigui hanno attirato numerose specie di libellule e farfalle, tra cui il Cardinale alifasciate e la Licena della paludi, tutt’altro che banali in contesti territoriali come quelli interessati dal progetto Rete Ecologica Ca’ Granda.

Il resto è affidato alla responsabilità di tutti noi: avere cura di questi ambienti per consegnarli, migliorati, alle future generazioni promuovendo altre iniziative di successo per la natura.

Rete ecologica ca' granda biodiversità

Scopri di più sulla Rete Ecologica Ca’ Granda.

Rete Ecologica Ca’ Granda è un progetto che Fondazione Patrimonio Ca’ Granda realizza insieme a Parco Lombardo della Valle del TicinoFondazione Lombardia per l’AmbienteDAStU – Politecnico di MilanoParco Agricolo Sud MilanoConsorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi, Agenzia Interregionale fiume PoParco Regionale dell’Adda Sud e Consorzio di Bonifica Bassa Muzza Lodigiana.

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Un Patrimonio per la Ricerca, studi genomici contro il Covid-19

Intervista al Prof. Luca Valenti: “Grazie ai finanziamenti di Fondazione Patrimonio Ca’ Granda, la ricerca del Policlinico è all’avanguardia a livello mondiale”

 

La ricerca genomica è l’ultima frontiera per curare le malattie. Mappare e sequenziare il DNA umano consente di sapere in anticipo a quali patologie potremo andare incontro nel corso della nostra vita e quindi applicare, in anticipo, trattamenti e terapie personalizzate.

Ma per rendere più veloci ed efficaci gli studi sul nostro ricchissimo patrimonio genetico sono necessari macchinari all’avanguardia per gestire miliardi di dati (i big data) e “abilitare” i ricercatori a lavorare nei team internazionali formati da centri di eccellenza a livello mondiale.

I finanziamenti erogati nel 2021 da Fondazione Patrimonio Ca’ Granda al Policlinico di Milano sono stati destinati anche al progetto Genomica, per l’acquisto di un’apparecchiatura Next Generation Sequencing (€ 400.000) e per sostenere progetti di ricerca resi possibili dalla nuova tecnologia (€ 180.000).

Tra questi il FOGS-2021 (Fondazione COVID-19 Genomic Study-2021): uno studio per scoprire i fattori di predisposizione a sviluppare la malattia e le sue complicazioni.

Per capire la portata di questi studi per combattere il virus che ha sconvolto il mondo abbiamo intervistato il prof. Luca Valenti, docente di medicina interna e Direttore della Ricerca presso la UOC (Unità Operativa Complessa) Medicina Trasfusionale ed Ematologia.

Prof. Valenti, ci può raccontare meglio questo progetto di ricerca a cui state lavorando?
È un progetto che si inserisce all’interno degli sforzi del consorzio internazionale COVID-19 Host Genetics Initiative (COVID-19 HGI) che ha coinvolto scienziati di tutto il mondo e rappresenta una delle più estese collaborazioni nel campo della genetica umana, con oltre 3.300 autori e 61 studi di 25 Paesi, tra cui l’Italia. 

Il team internazionale di ricerca da chi è composto?
I partner con cui abbiamo lavorato all’interno del consorzio COVID-19 HGI sono l’Università di Kiel in Germania e quella di Oslo in Norvegia, oltre a vari gruppi italiani, spagnoli e ad altri centri europei.

Il nostro gruppo di studio della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Università degli Studi di Milano, ha potuto contribuire alla ricerca ai massimi livelli grazie all’acquisto del macchinario di ultima generazione finanziato dalla Fondazione Patrimonio Ca’ Granda (NGS, Next Generation Sequencing).

Foto Filippo Verza

Qual è lo scopo del vostro studio sul Covid?
Il progetto FOGS-2021 si inserisce in un filone di ricerca legato all’identificazione dei fattori ereditari di predisposizione alle malattie, condotti a livello dell’intero genoma.

Grazie alla tecnologia all’avanguardia della piattaforma NGS – possiamo ora sequenziare in tempi rapidi e con costi ridotti il genoma delle persone affette da Covid-19, trovando i fattori di predisposizione a sviluppare la malattia e le sue complicazioni.

Next generation sequencing

NGS – Next generation sequencing (Foto Filippo Verza)

Quanti pazienti avete mappato?
Con il consenso dei pazienti, cui dobbiamo grati per il loro contributo alla scienza in un momento drammatico della loro vita, abbiamo raccolto materiale biologico di più di 1.500 persone affette in forma severa, grazie alla collaborazione di tutti i gruppi clinici del Policlinico: medicina, rianimazione, cardiologia, pneumologia e pediatria.

Nella prima fase abbiamo ricevuto i campioni, li abbiamo congelati, processati e poi, in collaborazione con altri gruppi europei, li abbiamo analizzati e mappati.

Quali risultati avete ottenuto?
Nella prima parte dello studio, con risultati pubblicati prima su New England Journal of Medicine e di recente su Nature (due delle più prestigiose riviste scientifiche a livello mondiale n.d.r.), sono stati identificati 13 loci (posizioni nel genoma umano) strettamente associati a infezione da Covid-19 grave, oltre a fattori causali come il fumo e un indice di massa corporea elevato.

Gli studi permettono di definire con grande certezza quali sono i fattori di predisposizione individuale al Covid, qual è il contributo del programma genetico e l’interazione con l’ambiente (ed il virus). La ricerca genomica permette di creare la “carta d’identità molecolare” di una certa patologia in un singolo paziente, realizzando così la Medicina Predittiva e Personalizzata.

Come proseguirà la ricerca?
Lo studio – che proseguirà per tutto il 2022 – dopo la mappatura procederà con il sequenziamento del genoma. La possibilità di avere una macchina di ultima generazione ci dà la possibilità di sequenziare il DNA direttamente nei nostri laboratori della piattaforma genomica, andando a mappare le varianti più rare delle regioni codificanti del genoma (esoma), non solo quelle più comuni, nei pazienti che hanno sviluppato le forme più severe di malattia.

Inizialmente questi dati serviranno per uno studio interno per comprendere i meccanismi che portano ad infiammazione severa e poi verranno condivisi a livello internazionale per l’avanzamento delle conoscenze sul contrasto alla malattia.

L’acquisto del sequenziatore di ultima generazione NGS come vi ha aiutato?
Prima dell’arrivo di NGS dovevamo appoggiarci agli altri centri di ricerca che avevano questa macchina, adesso invece possiamo fare nel nostro stesso ospedale questo tipo di ricerche senza dover chiedere aiuto ad altri, siamo quindi più autonomi, più veloci e più flessibili.

Abbiamo anche un “peso” maggiore a livello di ricerca in queste collaborazioni internazionali, come polo di eccellenza tecnologicamente all’avanguardia, fornendo il nostro contributo a livello internazionale per contrastare la pandemia.

 

“Con i piedi per terra”, 180 studenti a scuola con la Ca’ Granda

Lo storico patrimonio rurale della Ca’ Granda diventa un’aula a cielo aperto per sensibilizzare le giovani generazioni alla cura dell’ambiente e della sostenibilità.

Fondazione Patrimonio Ca’ GrandaStripes Cooperativa Sociale Onlus accompagneranno nel 2023 i bambini delle scuole in un viaggio alla scoperta della ricchezza e del valore ambientale del proprio territorio sui terreni e nelle cascine donate fin dal 1456 all’Ospedale Maggiore di Milano, oggi Policlinico.

Il progetto Con i piedi per Terra coinvolgerà le classi della scuola primaria e secondaria, proponendo un percorso didattico sull’ambiente e la sostenibilità che si snoda tra scuola e territorio, facendo di quest’ultimo il centro di esperienze che contribuiranno a formare le giovani generazioni su temi fondamentali per il loro futuro.

Partendo da ciò che ci è vicino i piccoli partecipanti conosceranno da vicino problemi complessi e globali come quelli del riscaldamento climatico o della perdita di biodiversità.

Fondazione Patrimonio Ca’ Granda mette così a disposizione del mondo della scuola il più grande patrimonio rurale d’Italia la cui gestione va a finanziare i progetti di ricerca scientifica del Policlinico di Milano. I terreni della Ca’ Granda diventano così una sorta di aula all’aperto, il luogo ideale in cui conoscere, sperimentare e mettersi in gioco.

Oltre agli ambienti naturali anche le campagne infatti hanno un grande valore ecologico poiché non solo garantiscono la produzione di cibo, ma sono caratterizzate da una varietà di habitat (siepi, filari, aree umide, prati, piccoli corsi d’acqua) che li rendono dei veri e propri agroecosistemi in grado di ospitare moltissime specie animali.

Quest’anno la nostra iniziativa coinvolge gli insegnanti e le classi dell’Istituto Comprensivo “Leonardo Da Vinci” di Gaggiano (MI) e mira a far nascere nei giovanissimi una maggiore consapevolezza sui temi ambientali e sul valore del proprio ambiente di vita.

Agli incontri di formazioni con gli insegnanti si accostano tantissimi laboratori con le classi, ma anche uscite in campo, visite nelle cascine e soprattutto azioni concrete: gli alunni infatti mapperanno la biodiversità, creeranno itinerari nei dintorni della loro scuola, coinvolgeranno l’intera comunità, scopriranno quali comportamenti adottare, nella quotidianità, per consumare responsabilmente le risorse e fare scelte più attente all’ambiente.

Promuovere una cultura della sostenibilità, conoscere e preservare la ricchezza del nostro ambiente di vita, sono il primo passo verso un futuro migliore e sano per tutti!

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Un Patrimonio per la Ricerca, nuove cure dagli studi sui piloti

Da una ricerca rivoluzionaria sui piloti dei jet supersonici nuove terapie per combattere malattie gravi, migliorando la vita di migliaia di pazienti: medicina rigenerativa, ricerca contro l’invecchiamento, terapie cellulari e tecnologie biomediche per il trattamento delle lesioni neurologiche gravi sono solo alcuni degli ambiti di applicazione del progetto finanziato dalla Fondazione Patrimonio Ca’ Granda all’interno del bando della Direzione Scientifica del Policlinico di Milano.

Lo studio si chiama “TORNADO: Omics Techniques and Neural Networks for the development of predictive risk models” e si colloca dentro un accordo quadro siglato tra l’ospedale, l’Università degli Studi di Milano e l’Aeronautica Militare Italiana.

Un progetto di ricerca davvero all’avanguardia che potrà far compiere importanti passi avanti nel campo della medicina preventiva e terapeutica, grazie allo studio della vita, delle abitudini e della genetica dei piloti dell’Aeronautica Militare.

Allo studio, coordinato dal prof. Marco Locatelli, direttore della neurochirurgia del Policlinico di Milano, lavora il dott. Giovanni Marfia, ricercatore dell’ospedale milanese e ufficiale medico dell’Aeronautica Militare.

Dott. Marfia, in cosa consiste questo progetto?

Questo progetto unico in Italia, nato dall’accordo tra queste tre grandi istituzioni del nostro Paese, consiste nello studiare una popolazione estremamente omogenea che è quella dei piloti ad alte prestazioni dell’Aeronautica Militare al fine di sviluppare uno strumento tecnologico di ultima generazione che consentirà di raccogliere diversi dati (clinici, abitudini familiari, sequenza di tutti i geni) dei piloti e grazie a queste informazioni sviluppare un modello personalizzato di rischio per prevenire diverse malattie.

Quali potrebbero essere le ricadute di questo studio sulle persone?

Questo progetto avrà delle ricadute importanti per il Sistema Sanitario perché la tecnologia sviluppata dal Ministero della Difesa, in collaborazione con un ente di ricerca come il Policlinico, potrà essere trasferita da una popolazione omogenea e “supersana”, come i piloti oggetto dello studio, ai pazienti che quotidianamente vengono curati presso l’ospedale. Svilupperemo infatti questo strumento tecnologico dotato di intelligenza artificiale che potrà rielaborare tutti i dati acquisiti dai piloti.

Questo modello potrà essere applicato a ciascun paziente, sviluppando terapie di medicina di precisione personalizzata, andando a individuare i marcatori azionabili di rischio di ciascun individuo nello sviluppare alcune patologie e a intervenire prima che la patologia si manifesti.

Di quali malattie stiamo parlando nello specifico?

Stiamo parlando ad esempio di tutte le patologie legate alla degenerazione del sistema osteoarticolare come la colonna vertebrale, le patologie cardiovascolari, le malattie neurodegenerative. Questo progetto alla fine dei due anni consentirà di trasferire questo modello a tutti i pazienti.

Cosa ne pensa del contributo della Fondazione Patrimonio Ca’ Granda alla ricerca del Policlinico?

La Fondazione Patrimonio Ca’ Granda valorizza il patrimonio rurale della storia di secoli e di lasciti di importanti famiglie milanesi valorizzandone i profitti per potenziare l’attività di ricerca. Questo consente di svolgere attività che tutti i giorni riusciamo a portare avanti grazie a questo importante contributo che ci porta ad aumentare tantissimo i risultati della ricerca, la produttività scientifica e il trasferimento tecnologico verso le unità operative cliniche a cui afferiamo. Questo si traduce infine in un migliore approccio di cura e di attenzione verso il paziente.

Prof. Locatelli come vede la Fondazione Patrimonio Ca’ Granda e il suo ruolo nell’ospedale?

Il ruolo della Fondazione Patrimonio Ca’ Granda è essenziale perché senza il vostro supporto non esisterebbe gran parte del lavoro che viene fatto nel nostro laboratorio. Inoltre è riuscita a valorizzare il patrimonio rurale dell’ospedale che è qualcosa di vivo e reale della nostra grande Regione.

Un Patrimonio per la Ricerca, uno studio genomico contro l’Emofilia

L’Emofilia A è una malattia genetica che solo in Europa colpisce ogni anno un bambino ogni 5mila neonati. Chi soffre di questa patologia ha un difetto della coagulazione del sangue: il suo organismo non riesce a controllare il sanguinamento e anche una minima ferita può diventare una grave emorragia.

Per far fronte a questa patologia i pazienti devono sottoporsi a cure costanti, sin dalla nascita, per poter reintegrare quei fattori di coagulazione del sangue, il Fattore VIII, che il loro corpo non riesce a produrre.

Purtroppo però in alcuni pazienti le cure non funzionano: circa un terzo dei malati sviluppa infatti anticorpi contro il Fattore VIII, rendendo le terapie inefficaci. Se non curati, i pazienti con emofilia grave hanno un’aspettativa di vita molto bassa, inferiore ai 30 anni.

Per aiutare a combattere questa malattia e dare una speranza ai piccoli pazienti (e alle loro famiglie), la Fondazione Patrimonio Ca’ Granda, all’interno del Bando della Direzione Scientifica del Policlinico di Milano, ha finanziato una ricerca che potrebbe portare a nuovi importanti passi avanti per la sconfitta di questa malattia.

Il progetto “The effect of DNA methylation on inhibitor development in patients with hemophilia being treated with FVIII clotting factor concentrates“, coordinato dalla prof.ssa Flora Peyvandi, ematologa e responsabile del Centro Emofilia e Trombosi “Angelo Bianchi Bonomi” del Policlinico, è condotto dal dott. Shermarke Hassan, giovane ricercatore olandese arrivato a Milano nella primavera del 2020.

Dott. Hassan, qual è l’obiettivo della vostra ricerca finanziata da Fondazione Patrimonio Ca’ Granda?

In questo studio vogliamo esaminare la salute immunitaria dei pazienti che sviluppano questa risposta indesiderata e vedere dal punto di vista genetico se si comportano in modo diverso rispetto alla salute immunitaria dei pazienti che non sviluppano questa risposta immunitaria.

Quali implicazioni potrebbe avere questo studio?

Questo progetto è molto utile per due motivi. In primo luogo, saremo in grado di comprendere meglio i meccanismi biologici alla base di questa risposta immunitaria avversa, per potere sviluppare farmaci meno immunogenici. In secondo luogo, potremmo essere in grado di utilizzare questi risultati per prevedere meglio quali pazienti svilupperanno questa risposta immunitaria avversa, per potere ottimizzare il loro piano di trattamento individuale.

Cosa ne pensa del ruolo di Fondazione Patrimonio Ca’ Granda alla ricerca del Policlinico?

Fondazione Patrimonio Ca’ Granda innanzitutto ci ha permesso di realizzare questo progetto dal punto di vista finanziario, cosa di cui siamo molto grati, inoltre nell’ambito di questo progetto stiamo lavorando con diversi gruppi di ricerca e questo è un grande vantaggio per noi, perché sarà utile non solo per questo progetto, ma anche per molti altri progetti futuri per questo centro di ricerca. La Fondazione Patrimonio Ca’ Granda è davvero unica, perché è stata in grado di gestire il patrimonio agricolo del Policlinico e di valorizzarlo per sostenere diversi progetti di ricerca e credo che questo sia davvero unico.

Salvata la chiesa del XV secolo, trovati affreschi inediti

L’oratorio di San Rocco a Fallavecchia – un bene di proprietà pubblica donato da Papa Pio IV nel 1561 alla Ca’ Granda, come un tempo veniva chiamato il Policlinico di Milano – rinasce e viene restituito alla comunità, grazie al restauro curato dalla Fondazione Patrimonio Ca’ Granda, a cui è affidata la valorizzazione del patrimonio rurale dell’Ospedale.

La piccola chiesa, preziosissima testimonianza architettonica e pittorica del XV secolo, era divenuta nel tempo inagibile a causa delle fragili fondamenta poggiate letteralmente sulla sabbia, con un rischio sempre più prossimo di crollo.

Dopo un lungo e delicato intervento di risanamento e restauro, questo antico luogo di preghiera, dedicato al santo protettore degli appestati, potrà nuovamente essere ammirato da tutti, diventando uno dei principali punti di interesse dell’Oasi Ca’ Granda.

La soddisfazione per questo risultato è ancora più grande considerati i tanti ostacoli inattesi che è stato necessario superare dall’inizio dei lavori nel 2020, tra cui: la precaria situazione strutturale, l’avanzato stato di ammaloramento interno, la sospensione dovuta al lockdown per Coronavirus, la successiva carenza di materiale edile.

Un lavoro complesso che ha riservato anche una felice sorpresa finale.

Il restauro ha infatti riportato alla luce preziosi affreschi del XVI secolo, rimasti finora celati da un posticcio controsoffitto: un pregevole ciclo pittorico inedito con affreschi di “San Rocco”, “San Sebastiano” e una “Crocifissione con Maddalena e san Giovanni Battista”, attribuiti alla bottega di Aurelio Luini, figlio di Bernardino.

L’oratorio di San Rocco è stato ufficialmente inaugurato e riaperto al pubblico domenica 11 settembre 2022, in occasione della festa patronale di Fallavecchia, con la presentazione dei lavori di restauro e la santa Messa.

Il progetto di recupero ha interessato anche il vicino oratorio di Santa Maria Addolorata presso la cascina di Coronate, dove nell’XI secolo si stabilirono i 12 monaci cistercensi francesi guidati dall’abate di Morimond in attesa della costruzione dell’abbazia di Morimondo da loro fondata.

Il costo complessivo del restauro curato da Fondazione Patrimonio Ca’ Granda dei due oratori è stato di 324.543 euro, finanziato dal Policlinico con il sostegno di Regione Lombardia.

Oratorio di San Rocco a Fallavecchia, note storiche

Costruito in posizione isolata rispetto alle abitazioni del borgo, l’oratorio di San Rocco a Fallavecchia, frazione di Morimondo (MI), è un piccolo gioiello che racconta la storia delle campagne lombarde e la vita delle persone che da secoli vi abitano.

L’oratorio proviene, come tutto il lotto di Fallavecchia, dai beni dell’Abbazia di Morimondo, donati all’Ospedale Maggiore di Milano da Papa Pio IV nel 1561. L’edificio fu costruito tra il XV e il XVI secolo ed è citato per la prima volta nella bolla papale con la quale il Pontefice donò i possedimenti dell’Abbazia alla Ca’ Granda, la “grande casa” dei milanesi, come veniva affettuosamente chiamato dalla popolazione l’antico Ospedale Maggiore di Milano, oggi Policlinico.

La prima menzione risulta dagli atti della visita pastorale di san Carlo Borromeo, vescovo di Milano, il 15 luglio del 1573. Presso l’oratorio si riuniva la Confraternita del SS. Sacramento, fondata da san Carlo nel 1574.

L’oratorio è caratterizzato da un impianto ad aula unica, con tetto a capanna e abside piatta, con murature ornate in cima da una fila di archetti pensili. Interessante la sobria cornice del portale a tutto sesto sormontato da un rosone frontale. La costruzione è affiancata da un campanile, anteriore al XVII secolo.

Interni chiesa di San Rocco, com’era e com’è…

 

 

 

PROGETTO INTEGRATO DI AREA L’AGRICOLTURA DEI MONACI

cofinanziato dal FEASR OPERAZIONE Operazione 7.6.01 – Incentivi per il recupero e la
valorizzazione del patrimonio rurale” del Programma di Sviluppo Rurale 2014 – 2020

Autorità di Gestione del Programma: Regione Lombardia

Un Patrimonio per la Ricerca, cure personalizzate contro la LMA

La leucemia mieloide acuta è una malattia rara che colpisce soprattutto persone in età avanzata. Fortunatamente le terapie per combattere questo tumore del sangue hanno fatto grandi passi avanti, ma purtroppo non possono essere somministrate a tutti i pazienti perché i rischi potrebbero superare i benefici. Per questo è necessario che la ricerca continui nella direzione della medicina personalizzata, per curare nel modo più efficace ogni paziente in base alle sue caratteristiche e avere sempre più possibilità di sconfiggere la malattia.

La ricerca finanziata dalla Fondazione Patrimonio Ca’ Granda, all’interno del Bando della Direzione Scientifica della Fondazione IRCSS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di MilanoPiattaforma NGS NextSeq2000-2020” va proprio in questa direzione: porterà la comunità scientifica a conoscere meglio dal punto di vista biologico quali sono le forme di leucemia mieloide acuta più probabilmente trattabili – o viceversa resistenti – a queste nuove terapie.

Il progetto si chiama AMANITA ed è coordinato da Niccolò Bolli, professore associato di ematologia all’Università degli Studi di Milano e coordinatore dell’Unità Operativa Semplice di laboratorio e ricerca dell’ematologia dell’ospedale.

Prof. Bolli, qual è l’obiettivo di questa ricerca?

Il progetto di ricerca da finanziato dalla Fondazione Patrimonio Ca’ Granda si propone di identificare quali sono i pazienti che più probabilmente risponderanno o non risponderanno a determinati trattamenti per la leucemia mieloide acuta. Infatti da pochi anni sono stati approvati all’interno del Sistema Sanitario Nazionale dei nuovi farmaci che fino a pochi anni fa non c’erano e che oggi promettono di poter trattare un maggior numero di pazienti con questa malattia.

La ricerca va nel senso della medicina personalizzata. Speriamo di ottenere dei marcatori biologici della malattia che sempre più in futuro ci potranno dire quali sono i pazienti che più di altri beneficeranno di queste nuove terapie per la leucemia mieloide acuta.

Che tipo di malattia è la leucemia mieloide acuta?

La leucemia mieloide acuta è un tumore del sangue, un tumore purtroppo aggressivo, rapidamente fatale se non diagnosticato e trattato in tempo, è comunque una malattia rara, ma nonostante questo i casi di leucemia mieloide acuta che noi identifichiamo non sono omogenei, i pazienti con questa malattia possono avere prognosi diverse, possono rispondere in modo diverso a farmaci differenti, questo perché la malattia è piuttosto eterogenea dal punto di vista biologico e  iniziare a capire qual è il modo migliore per trattarla è il primo passo per poter curare un maggior numero di pazienti. In questa direzione va la nostra ricerca.

Da chi è composto il vostro team di ricerca?

Io sono qui in Policlinico da un anno e mezzo e ho avuto la grande fortuna di potermi inserire in una linea di lavoro che mi precede di decenni. L’ospedale Policlinico, il Pronto Soccorso, da sempre sono uno dei poli principali dove persone malate di leucemia mieloide acuta si recano per ricevere cure. Il gruppo di lavoro è supervisionato dal dott. Nicola Fracchiolla e vede nel team la dott.ssa Sciumé e la dott.ssa Grifoni, mentre il prof. Baldini è il direttore dell’UOC (Unità Operativa Complessa).

Io ho la fortuna di essermi inserito in un team di lavoro ben più grande di me che mi ha dato la possibilità di partire da una base già estremamente solida e inserire su questa base una domanda di ricerca che nasce dalle mie precedenti esperienze e a cui tutti insieme speriamo di rispondere.

Quanto è stato rilevante il contributo della Fondazione Patrimonio Ca’ Granda alla vostra ricerca?

Come medico e ricercatore io mi reputo molto fortunato a lavorare in Policlinico perché questo ospedale da sempre fa dell’assistenza clinica, ma anche della ricerca medica, le sue due attività fondanti. Noi siamo particolarmente fortunati perché grazie al contributo di Fondazione Patrimonio Ca’ Granda – che deriva dalla gestione delle proprietà rurali del Policlinico – possiamo ulteriormente estendere l’attività di ricerca, sia in termini di quali patologie ricercare sia in termini dell’applicazione di nuove tecniche di ricerca a queste patologie; per cui speriamo anche grazie al vostro contributo di poter ulteriormente accelerare il processo delle conoscenze delle neoplasie del sangue.

Perché è importante la ricerca scientifica?

La ricerca scientifica tutti se la immaginano come un’autostrada, si identifica un problema, si pianifica una ricerca che possa individuare la soluzione, si lavora in quella direzione e si arriva al casello con un percorso finito e la soluzione. La verità è che la ricerca è una strada di montagna dove è più facile perdersi che andare dritti. Questa idea di studio di questa forma di leucemia acuta nasce anni fa da miei studi sull’eterogeneità del mieloma multiplo, dove per anni ho cercato di identificare modi per studiare il comportamento di ogni singola cellula; questo è tecnicamente molto difficile, le cellule infatti sono quasi invisibili e non le possiamo maneggiare manualmente una per una.

Proprio mentre cercavamo soluzioni per affrontare questo problema un gruppo con il quale collaboriamo nel Regno Unito ci ha avvertito del prossimo lancio sul mercato di una macchina che, con dei sistemi complessi di circolazione delle cellule in un circuito di fluidi, riesce a fare esattamente questa separazione di ogni singola cellula.

Questa è la testimonianza di come non basta avere una buona idea, bisogna capirne l’applicazione pratica, essere aggiornati sui progressi della tecnica per capire se c’è un modo sempre più facile per rispondere alla nostra esigenza. Poi è molto importante sempre avere in mente qual è la reale necessità clinica dei pazienti. Solo nella combinazione di questi vari fattori si può mettere in piedi una ricerca effettivamente di impatto per la salute di tutti.